Prende il via il Festival del pensare contemporaneo: “Costruiamo spazi in cui possiamo rivelarci”. Manifesti per Gaza e l’omaggio ad Armani: “Un murales per ricordarlo” – AUDIO e FOTO

Prende ufficialmente il via il Festival del Pensare Contemporaneo. La manifestazione, che durerà fino a domenica 14 settembre, si è aperta con una serata in cui musica e filosofia si sono fusi per dare voce alle vite svelate.

Sul palco di una Piazza Cavalli gremita si sono alternati artisti capaci di raccontare il presente con suoni e parole intense. Anna Castiglia mescola ironia e malinconia in brani che parlano di vulnerabilità quotidiane; Emma Nolde trasforma rabbia e delicatezza in canzoni che scavano nell’animo; Francesco Bianconi, anima dei Baustelle, porta il suo sguardo poetico e disincantato sul vivere contemporaneo; Giulia Mei intreccia cantautorato e teatralità, esplorando il confine tra intimo e universale; N.A.I.P. sperimenta suoni e testi con ironia dissacrante e profondità abissale, mentre NAYT, voce potente del rap italiano, racconta inquietudini generazionali e desiderio di riscatto.

Andrea Colamedici e Maura Gancitano hanno condotto la serata intrecciando le esibizioni a riflessioni filosofiche, in un dialogo continuo tra musica e pensiero.

“Abbiamo scelto questo tema quest’anno per due ragioni. Primo perché dopo l’anno scorso, che è stata un’edizione del consolidamento, è venuto il Presidente Mattarella, dopo l’edizione della maturità, facciamo l’edizione dell’intimità”, commenta Alessandro Fusacchia. “E allo stesso tempo perché è importante questo tema, perché l’idea è che il Festival è stato inventato, è nato per aiutare le persone che partecipano a capire meglio il mondo che sta là fuori e come questo mondo ha ricadute sul loro quotidiano. Il messaggio di quest’anno è che per cercare di capire il mondo bisogna capirsi meglio ciascuno se stesso. Quindi l’idea di esporsi e scoprirsi, questi sono i due verbi sotto Vite Svelate: esporsi vuol dire accettare di mettere fuori un pezzo della propria fragilità, un pezzo di quella parte più incerta e indecisa di noi, che ancora non abbiamo magari noi stessi neppure capito”.

La musica per svelarsi

“La musica è uno strumento di svelamento”, commenta Andrea Colamedici. “Dobbiamo imparare a costruire degli spazi protetti in cui possiamo rivelarci, dire delle cose che possono essere imbarazzanti ma che in realtà sono la manifestazione del fatto che da vicino le cose stanno male. Il grande rischio sarebbe pensare che sono solo le nostre le vite svelate: sono anche le vite delle persone che in questo momento sono sotto le bombe, stanno vivendo delle guerre e che sono perennemente svelate ai nostri occhi. Dobbiamo stare attenti a non vivere quella che si chiama compassion fatigue cioè sfiancarci di fronte alla compassione e poi dire ‘vabbè sì non posso fare niente’. Noi dobbiamo riscoprire la forza dell’immaginario vogliamo risentirci utili tornare a sentirci utili”.

“Un’edizione oltre le aspettative”

“Quest’anno direi proprio che stiamo andando oltre le aspettative con gli ospiti ma soprattutto con la quantità di ragazzi e di ragazze che partecipano e sono attivi quindi non da spettatori ma da protagonisti del festival”, commenta il sindaco Katia Tarasconi. “Un tema molto attuale: vite svelate. Perché tra Instagram, Facebook quello che si vuole far vedere spesso ci dimentichiamo che esiste anche una parte privata e che dietro a delle scoperte, ad ogni libro, ad ogni parola, ci sono persone, ci sono vite e credo che sia un tema molto attuale. Soprattutto un momento di così alta qualità ci può aiutare anche a ritrovare un po’ di speranza in un momento molto buio a livello mondiale: abbiamo bisogno di bellezza di arte, di cultura per aggrapparci a cose belle e dare speranza avere speranza”.

All’inizio della manifestazione un omaggio a Giorgio Armani, il grande stilista recentemente scomparso: “Ha portato Piacenza e l’Italia nel mondo”, ha detto il sindaco Tarasconi, prima del lungo applauso della folla. Il primo cittadino ha lanciato poi un invito ai giovani: un murales per ricordarlo.

Il richiamo alla pace con le gigantografie del progetto “I Grant You Refuge”

Sono esposte sotto le arcate di Palazzo Gotico dalla serata di oggi, giovedì 11 settembre, tre gigantografie parte del più ampio progetto collettivo itinerante “I Grant You Refuge”, frutto del lavoro di sei reporter palestinesi che hanno documentato, nei loro scatti, la drammatica situazione di Gaza. Le immagini, gentilmente concesse dal curatore, resteranno in mostra sino a domenica 14.

Un’iniziativa che nasce dalla richiesta unanime, accolta e condivisa dall’Amministrazione comunale, giunta da diverse realtà del territorio, associazioni e singoli cittadini: “Un coro che è diventato, da più parti, una sola voce, sollecitandoci a un segnale di sensibilizzazione proprio nei giorni in cui Piacenza, col Festival del Pensare Contemporaneo, diventa luogo di riflessione e confronto sui grandi temi del nostro tempo”.

“Il genocidio in corso nella Striscia di Gaza e il perpetrarsi delle violenze in Cisgiordania sono un’evidenza agli occhi di tutti noi: una situazione che colpisce e interroga le coscienze di ciascuno e che non può lasciare indifferenti. In questi mesi, molteplici iniziative hanno animato anche la nostra città, in forme diverse ma esprimendo un’unica istanza in cui tutti possiamo riconoscerci: il rispetto delle dignità umana e il desiderio di pace in Palestina, così come in Ucraina e in ogni parte del mondo che sia ferita e segnata dalla guerra”.

Gli organizzatori lo definiscono “un piccolo gesto, che parla in nome della nostra città e di buona parte dell’umanità intera”. Un intento che il Comune di Piacenza ha fatto proprio, a maggior ragione “nei giorni in cui siamo tutti invitati, grazie al Festival, all’ascolto e al dialogo: anche queste immagini sapranno parlare a ciascuno di noi, al cuore di una comunità che crede nella pace”.

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