Rissa al Cheope, Cisl e Uil: “Il dialogo e la legalità devono sempre prevalere sulla forza bruta”

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Riceviamo e pubblichiamo la nota congiunta di Cisl e Uil sulla rissa avvenuta in zona Cheope.

L’episodio di violenza verificatosi in via IV Novembre rappresenta un segnale di allarme, un avvertimento a tutti i piacentini per quella che è una strada da non percorrere nei prossimi anni. Innanzitutto, sarà fondamentale attendere che le indagini delle forze dell’ordine facciano piena luce sulla dinamica dei fatti, per comprendere responsabilità e circostanze precise di quanto accaduto.

Episodi come questo ci riportano alla mente quanto l’odio basato sulla nazionalità sia un veleno sociale che la storia del Novecento ha tragicamente insegnato essere pretestuoso e distruttivo per l’intera comunità.

Non possiamo permettere che pregiudizi di questo tipo inquinino il tessuto sociale della nostra città.

È importante sottolineare che le migliaia di lavoratrici e lavoratori stranieri che operano quotidianamente nei diversi settori produttivi piacentini – dalla logistica alla metalmeccanica, dal commercio alla ristorazione, dall’agricoltura all’edilizia fino ad arrivare all’assistenza alle persone e alla sanità – non possono e non devono essere accomunati a chi commette reati. Questa distinzione è fondamentale per mantenere la coesione sociale.

La violenza non può mai essere giustificata, nemmeno di fronte a eventuali provocazioni. Il dialogo e la legalità devono sempre prevalere sulla forza bruta.

In vista delle prossime manifestazioni organizzate nel nostro territorio, ci auguriamo che si svolgano nel pieno rispetto delle regole democratiche e della sicurezza pubblica, come sempre avvenuto durante la festa dei lavoratori, ogni 1° maggio.

Infine, il tema della sicurezza urbana non deve diventare appannaggio esclusivo di una parte politica: riguarda tutti i cittadini e richiede un approccio condiviso, basato su dati oggettivi e soluzioni concrete, non su strumentalizzazioni ideologiche.

La cultura del “farsi giustizia da soli” rappresenta un fenomeno che si allontana completamente dai principi di giustizia e di ristabilimento dell’ordine pubblico, configurandosi invece come un elemento che alimenta ulteriormente le tensioni e la frammentazione del tessuto sociale.

È del tutto legittimo che i cittadini richiedano alle istituzioni competenti maggiore sicurezza e il pieno rispetto delle norme che regolano la convivenza civile, perché la sicurezza è un tema che non dev’essere appannaggio di parti politiche ma è un bene che riteniamo debba considerarsi comune.

Tuttavia, quando si passa dall’esigere interventi istituzionali al sostituirsi alle autorità preposte, si entra in un territorio non solo pericoloso ma anche contrario alla legge.

Questa deriva verso forme di “giustizia privata” diventa ancora più preoccupante quando viene amplificata dalla ricerca di visibilità sui social media, dove la spettacolarizzazione degli episodi finisce per esacerbare ulteriormente le dinamiche conflittuali.

Tali azioni, in realtà, non producono alcun effetto positivo.

Non rappresentano né un deterrente efficace né una soluzione. Rispondere con la rabbia si rivela controproducente perché innesca unicamente meccanismi di odio e contrapposizione, creando un circolo vizioso che allontana sempre di più dalla possibilità di costruire soluzioni costruttive e durature.

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