Senza accordo addio alla pasta al pomodoro made in Italy, Gallizioli (Coldiretti Piacenza): “Esplodono le importazioni dal resto del mondo. Preoccupano la mancanza d’acqua e i costi di produzione” – AUDIO

Senza accordo addio alla pasta al pomodoro made in Italy, Gallizioli (Coldiretti Piacenza): "Esplodono le importazioni dal resto del mondo. Preoccupano la mancanza d’acqua e i costi di produzione" - AUDIO
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Senza accordo addio alla pasta al pomodoro made in Italy, Gallizioli (Coldiretti Piacenza): “Esplodono le importazioni dal resto del mondo. Preoccupano la mancanza d’acqua e i costi di produzione”.

Senza l’accordo quadro per la campagna del pomodoro 2022 rischia tutta la produzione di salsa e passate Made in Italy proprio in un momento in cui con la guerra in Ucraina e l’esplosione dei costi delle materie prime e dell’energia l’Italia ha bisogno di mettere in campo tutte le sue risorse per garantire le produzioni alimentarie e le forniture di cibo alle famiglie italiane.

E’ quanto afferma Coldiretti Piacenza in riferimento allo stallo delle trattative con le industrie per la pianificazione del raccolto del pomodoro, una produzione che storicamente nel Piacentino ha particolare rilievo, con la nostra provincia che è seconda solo a Foggia per ettari coltivati.

“La mancanza di un accordo – afferma il direttore Roberto Gallizioli – non permette agli agricoltori di affrontare costi di produzione in ascesa vertiginosa con la tendenza ad una riduzione delle superfici dedicate a uno dei prodotti più diffusi in cucina per condire dalla pasta alla carne, dalla pizza alle bevande.

Con il rincaro dei costi energetici che si trasferisce sui costi di produzione nella filiera agroalimentare come quello per gli imballaggi, si arriva al paradosso di pagare più la bottiglia del pomodoro in essa contenuto. Ad esempio – spiega Coldiretti – in una bottiglia di passata da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%), secondo la Coldiretti, è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità.

Una situazione che mette a rischio le produzioni nazionali – evidenzia Coldiretti – con l’Italia che è ai primi posti nel mondo per la produzione di polpe e trasformati e che nel 2021 ha coltivato oltre 71mila ettari a pomodoro fra nord e sud del Paese per un raccolto di oltre 6 miliardi di chili garantendo gli approvvigionamenti alle famiglie. Il nulla di fatto nelle trattive con le industrie – avverte la Coldiretti – rischia quindi di favorire le importazioni dal resto del mondo già cresciute del 40% nell’ultimo anno, con l’invasione di pomodoro, fra salse e passate, da parte di Cina (+47%) e Stati Uniti (+59%) con una vera e propria esplosione degli arrivi dalla Turchia passati da 189mila chili a quasi 23 milioni di chili di derivati e trasformati.

L’accordo sul prezzo agli agricoltori è quanto mai strategico – conclude Gallizioli – perché chi sceglie di coltivare pomodoro deve ordinare le piantine per il raccolto estivo. Il balzo dei costi induce anche produttori storici a scegliere colture che richiedono meno investimenti e minori rischi come mais, sorgo, girasole e soia, le cui quotazioni sono esplose con la guerra in Ucraina e le tensioni commerciali internazionali. Inoltre a preoccupare è il problema della siccità che, a oggi, in prospettiva fa temere per una campagna del pomodoro decisamente problematica.

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