Si chiama Hack4stories il progetto con cui cinque studentesse e studenti del secondo anno del corso di laurea magistrale in Progettazione pedagogica nei servizi per minori, della Facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica, invitano a riflettere su cosa significhi donare il proprio tempo.
Il progetto, basato sulla metodologia dell’hackathon, prende avvio con destinatari gli studenti delle ultime tre classi del liceo Volta di Castelsangiovanni e del liceo Colombini di Piacenza dopo un’anteprima al liceo Respighi di Piacenza. L’iniziativa coinvolge anche tre associazioni, Avis, Aido e Admo, che partecipano alla “maratona di idee”.
Una sfida in cui gruppi di studenti sono chiamati a collaborare per ideare soluzioni innovative in tempi concentrati. «L’hackathon – dice la tutor di tirocinio Stefania Mazza – consente in poche ore di mettere in moto pensiero critico, creatività, ascolto reciproco e capacità progettuale, diventando così un’esperienza trasformativa, che permette agli studenti di sperimentare dinamiche di team, leadership diffusa e gestione del tempo».
Agli studenti coinvolti viene infatti chiesto di realizzare un digital story telling, per comunicare il valore del dono ma anche per incentivare altri, soprattutto giovani, a donare e quindi ad avvicinarsi al mondo del volontariato. «L’obiettivo – dice Altea Migliorini, studentessa della facoltà di Scienze della formazione, che ha sviluppato il progetto insieme a Arianna Pagani, Michele Passera, Gaia Guasconi e Silvia Orizio– è quello di realizzare un’attività capace di parlare alle nuove generazioni e che fosse al tempo stesso sostenibile nel lungo periodo».
Realizzare cioè uno strumento in grado di comunicare, anche a distanza di tempo, il valore dell’associazionismo.
«Hack4Stories – dicono gli universitari e universitarie della Cattolica – ha come obiettivo quello di portare a riflettere in squadra sull’importanza del dono e su cosa significa donare». «In particolare – aggiungono – vuol far riflettere sull’intreccio di storie che si crea tra chi dona e chi riceve, nonostante l’anonimato, ma anche con chi sceglie di dedicare il proprio tempo come volontario nelle associazioni interessate». Nel concreto il gruppo di giovani della Cattolica ciclicamente incontra studenti delle scuole superiori. «In classe con noi – dicono – ci sono anche rappresentanti di Aido, Admo e Avis». In un sito web creato appositamente sono inserite tutte le informazioni necessarie, anche sulle tre associazioni, a cui gli studenti e le studentesse possono attingere per realizzare il loro digital story telling. Una volta presentato il progetto e suddivisi i partecipanti in piccoli gruppi si dà via all’hackathon, la maratona di idee.
Il risultato sono prodotti digitali capaci di parlare soprattutto ai più giovani, che potranno essere utilizzati anche dalle stesse associazioni per comunicare se stesse e invogliare altre persone ad avvicinarsi al mondo del volontariato.
«Nel mio lavoro con gli studenti e le studentesse – dice la tutor Stefania Mazza -, mi è sempre più chiaro quanto sia fondamentale offrire loro occasioni autentiche per mettersi in gioco e sperimentarsi sul campo». «La Facoltà – aggiunge – deve diventare un laboratorio vivo, un ambiente in cui i futuri pedagogisti imparano a confrontarsi con situazioni reali, ad assumere responsabilità e a sviluppare una postura professionale consapevole». «Osservare gli studenti mentre si misurano con esperienze pratiche, progetti territoriali o contesti educativi complessi è per me una conferma continua del valore del learning by doing». «È in questi momenti – conclude la tutor di tirocinio – che vedo accendersi curiosità, domande, intuizioni nuove. È lì che si costruisce la fiducia nelle proprie capacità e la consapevolezza della complessità del lavoro educativo».
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