Gli immobili di via Nino Bixio per riqualificare il Lungo Po, il Comune parteciperà all’asta pubblica. Centrodestra: “Scelta rischiosa”

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Riqualificazione del lungo Po in chiave turistico-ricreativa, tramite l’acquisizione a mezzo asta pubblica di un comparto immobiliare funzionale allo scopo. Se n’è parlato nel corso del consiglio comunale.

Il Comune di Piacenza parteciperà all’asta per l’acquisto di un comparto giudicato strategico. Parliamo degli immobili presenti in via Nino Bixio. Un gruppo di strutture da anni in stato di degrado. Un’area privata per acquisire la quale, come detto, l’amministrazione ha scelto la via dell’asta pubblica.

E proprio questa scelta è stata al centro della discussione, con una posizione molto critica da parte della minoranza. Una scelta invece supportata dalla giunta, nella persona dell’assessore Serena Groppelli.

“Abbiamo ritenuto che partecipare all’asta fosse ed è, come abbiamo già detto e sentito dire, una scelta, per carità opinabile, ma a noi è sembrata la scelta più concreta e più corretta per arrivare ad ottenere quella che è un’area per noi centrale”.

“Fondamentalmente l’acquisizione dell’area è funzionale alla riqualificazione del Lungo Po e questo in funzione della programmazione del contratto di fiume, in funzione dell’interconnessione con la ciclovia vento e in funzione di quelli che sono gli obiettivi programmatici dell’amministrazione. Il progetto è coerente anche con quello che è il documento unico di programmazione e fondamentalmente abbiamo ritenuto che questa fosse una scelta trasparente, prudente e di conseguenza efficace”.

L’esproprio era invece l’unica soluzione percorribile secondo il centrodestra. Come spiega Patrizia Barbieri.

“Voler andare su questo tipo di soluzione e non aver fatto invece tutto quello che era necessario quantomeno per tentare l’esproprio vi espone da un punto di vista contabile. E secondo me ci sono dei rischi. È una responsabilità, potrebbe essere anche un danno per l’erario perché voi tirate fuori molti più soldi rispetto a quelli che erano necessari per poter avere quel pezzo di terreno. Sperando che poi lo portiate a casa perché sennò che cosa fate? L’andate a comprare dal privato dopo? L’andate a espropriare a uno che magari se l’ha giudicato 180 mila euro? Vi vedo bene”.

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