Il monito dei sindacati: “Piacenza tra le città europee con la peggiore qualità dell’aria, serve una pausa di riflessione sulla logistica”

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Dopo l’assunzione del Piano Territoriale di Area Vasta da parte della Provincia, come CGIL CISL UIL Piacenza, vogliamo stimolare il dibattito all’interno delle istituzioni che hanno la responsabilità di pensare lo sviluppo produttivo del nostro territorio facendolo convivere con il rispetto dell’ambiente. Il nostro documento sullo “sviluppo del territorio di Piacenza”, presentato nel 2021 alle istituzioni, vedeva la questione ambientale al centro, anche per ciò che prevede il Patto per il Lavoro e per il Clima che si propone di accompagnare la nostra Regione nella corretta “transizione ecologica”. Piacenza è tra le città europee con la peggiore qualità dell’aria.

Siamo al 357esimo posto su 375 città ed al settimo posto in Italia per la produzione di polveri da particolato fine PM2,5.

Riflettendo su questi dati, il pensiero corre – oltre che ad un tratto autostradale a ridosso della città – all’alta circolazione di mezzi pesanti, anche per l’espansione del settore logistico nell’ultimo decennio, funzionale allo sviluppo delle attività economiche e industriali, nonché fattore di tenuta occupazionale e demografica che con l’imigrazione ha compensato i saldi naturali negativi della popolazione.

Avremmo però preferito una logistica di maggior qualità, con la presenza di più centri direzionali e non solo enormi scatole di cemento con all’interno personale che nel corso degli anni, in molti casi, ha vissuto sulla propria pelle la scorretta applicazione dei contratti nazionali o problemi di legalità nella filiera degli appalti. Negli ultimi anni la situazione è migliorata ma riteniamo sia mancata la governance di questo settore. Per esempio, ricordiamo l’errore strategico di non aver voluto il negozio Ikea a Piacenza.

Non  governare la logistica piacentina in una fase storica come questa, dove l’automazione e la digitalizzazione stravolgeranno il ciclo produttivo, sarebbe un altro errore clamoroso per la tenuta sociale del nostro territorio.

Oltre agli effetti sulla matrice ambientale, un’ulteriore possibile espansione della logistica, può produrre una pericolosa sottrazione di aree agricole o da destinare ai settori manifatturieri o del terziario,  tecnologicamente avanzati, notoriamente portatori di maggiore valore aggiunto ed occupazione più specializzata.

Considerato che uno degli obiettivi strategici del nuovo PTAV è l’attrattività di nuove imprese per la creazione di benessere del nostro territorio, vogliamo porre alcune domande alle istituzioni competenti a deliberare in materia.

Esiste la volontà di recuperare le aree dismesse di medie piccole dimensioni localizzate in aree semicentrali per progetti – per esempio – di housing sociale, sportivo o ricreativo?

Il nostro territorio poi è carente di alloggi di edilizia residenziale pubblica, alloggi per studenti universitari o per necessità di assistenza ospedaliera. Anche in funzione della costruzione del nuovo ospedale, si possono realizzare alloggi per i famigliari che dovranno assistere i pazienti ricoverati e che risiedono lontano dalla nostra provincia?

Chiediamo poi se ci si pone l’idea di cosa fare degli insediamenti logistici presenti nella nostra provincia, qualora vengano abbandonati a seguito di delocalizzazioni. Per questo motivo, nell’eventualità di nuovi insediamenti, chiediamo se non sia opportuno, pensare ad utilizzare materiali eco-compatibili a basso impatto ambientale, sfruttando anche l’utilizzo di impianti fotovoltaici che possano produrre energia autoprodotta. Inoltre, a che punto siamo con la messa a punto del progetto del “Polo del ferro” dopo la sottoscrizione dei protocolli degli anni scorsi?

E in riferimento al 3% di consumo di suolo, quali sono i settori produttivi che potranno assorbire quella percentuale? Sono inclusi gli investimenti di natura pubblica? Sono inclusi gli investimenti del settore manifatturiero, della green economy o del terziario avanzato? Ce lo chiediamo anche per evitare che i giovani validamente formati dalle scuole e università piacentine, continuino ad emigrare verso province e Paesi che offrono opportunità lavorative e di reddito più favorevoli e motivanti.

In conclusione, riteniamo opportuno che la pianificazione del nuovo PTAV, preveda una pausa di riflessione sui possibili insediamenti logistici, per consentire un approfondimento serio e scientificamente valido dell’impatto e dei benefici prodotti dal settore logistico nel territorio piacentino.

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