Da “benefit” a strumento di crescita economica del territorio: parte da Piacenza il nuovo modello di welfare aziendale

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Da semplice “benefit” per il dipendente a strumento integrato di crescita economica per un intero territorio con vantaggi per il benessere delle persone e importanti opportunità, anche fiscali, per le aziende: delle nuove frontiere del welfare aziendale e delle sue benefiche ricadute su più soggetti di un sistema integrato se n’è parlato lunedì a Piacenza nell’ambito di un convegno tenutosi a Palazzo Farnese.

L’incontro a Palazzo Farnese

L’incontro (sponsorizzato da Confindustria Piacenza, Confapi, Confesercenti e Confcommercio e aperto ad aziende, ordini professionali e amministratori locali) è stato organizzato da 360Welfare, società tra principali fornitrici italiane di buoni pasto e servizi di welfare aziendale e pubblico. 360Welfare (un partner di oltre tremila aziende in grado di gestire quotidianamente oltre 250.000 utenti) ha illustrato il proprio modello di welfare territoriale “Piacenza Pay”, progetto che redistribuisce valore al territorio, promuove l’economia di prossimità e sostiene negozi di quartiere, piccoli commercianti e artigiani.

La filosofia alla base del progetto prevede infatti che i crediti welfare erogati dalle società ai propri dipendenti possano essere utilizzati per acquistare beni e servizi, anche culturali, all’interno di un circuito di attività convenzionate (dai negozi ai teatri) della provincia di Piacenza.

La presentazione e i casi virtuosi

Ad approfondire l’argomento sono intervenuti Emmanuele Massagli, presidente di AIWA (associazione italiana di rappresentanza del mondo degli operatori nel campo dei servizi di welfare aziendale) e della Commissione nazionale sulla partecipazione dei lavoratori e Valentino Santoni, ricercatore e studioso dei percorsi di “secondo welfare”. C’è stato spazio anche per un “case study”: l’illustrazione del servizio di pasto convenzionato del Gruppo Hera da parte di Flavio Franceschini, responsabile Servizi alle Persone e Facility Management del gruppo.

“Con il questo modello di welfare l’azienda decide di prendersi cura non solo delle esigenze economiche salariali ma anche delle esigenze sociali dei propri dipendenti. Con benefici che ricadono anche sul territorio perché il dipendente vive in un territorio dato e nessuno può fornire risposte ai bisogni sociali con servizi multinazionali o servizi in altri luoghi – ha sottolineato Massagli durante l’incontro -. L’insieme di questi beni e servizi diventa quindi un indotto per il territorio generando valore economico e altro lavoro”.

Santoni ha evidenziato a sua volta “l’impatto importante per il territorio non solo economico” perché l’impresa, con questo approccio a 360 gradi “si inserisce come attore del welfare, del benessere e attore attivo nel campo territoriale”.

Franceschini, infine, ha portato l’esperienza del Gruppo Hera che già nel 2014 ha deciso di aderire a questa visione di welfare: “La scelta fu quella di passare dal buono pasto alla fruizione del pasto. Ogni dipendente ha diritto al pasto e una parte di questi, circa la metà, parliamo di 5.000 persone, ne fruisce attraverso la rete di ristoranti convenzionati del nostro fornitore 360Welfare, circa 500 ristoranti sparsi su tutto il territorio nazionale. La rendicontazione del pasto avviene in maniera automatica e 360Welfare rimborsa poi i ristoratori quindi con una importante ricaduta su tutti i territori”.

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