Prosegue il Bobbio Film Festival 2025 con altre due serate interessanti. Giovedì 7 agosto è prevista la proiezione del film “Zamora” per la regia di Neri Marcorè, mentre venerdì 8 agosto è la volta della pellicola di Francesca Comencini “Il tempo che ci vuole”.
Zamora
Per Zamora Neri Marcorè ha ricevuto la nomination come Miglior regista esordiente sia ai David di Donatello che ai Nastri d’Argento, mentre Anna Ferraioli Ravel è entrata tra le nomination come Miglior attrice non protagonista ai Nastri d’Argento
Proiezione 7 agosto
Il trentenne Walter Vismara conduce una vita ordinata e senza sorprese: ragioniere nell’animo prima ancora che di professione, lavora come contabile in una fabbrichetta di Vigevano. Da un giorno all’altro la fabbrica chiude e il Vismara si ritrova suo malgrado catapultato in un’azienda avveniristica della vitale e operosa Milano, al servizio di un imprenditore moderno e brillante, il cavalier Tosetto. Andrebbe tutto bene se non fosse che costui ha il pallino del folber (il football, secondo un neologismo di Gianni Brera) e obbliga tutti i suoi dipendenti a sfide settimanali scapoli contro ammogliati. Walter, che considera il calcio uno sport demenziale, si dichiara portiere solo perché è l’unico ruolo che conosce e non sa che da quel momento, per non perdere l’impiego, sarà costretto a partecipare agli allenamenti settimanali, in vista della partita ufficiale del primo maggio. Subisce così lo sfottò dei colleghi; tra questi, l’ingegner Gusperti lo ribattezza sarcasticamente “Zamora”, il fenomenale portiere spagnolo degli anni ‘30. Non solo quel bauscia lo umilia in campo e lo bullizza in azienda, ma tra lui e Ada, la segretaria di cui Walter si innamora, sembra esserci del tenero. Sentendosi umiliato, tradito da una parte e deriso dall’altra, il ragioniere escogita un piano del tutto originale per vendicarsi, coinvolgendo un ex-atleta ormai caduto in disgrazia. Nel calcio, come del resto nella vita, bisogna imparare a buttarsi e anche se perdi, ciò che conta è rialzarsi e ripartire più forti di prima.
Il tempo che ci vuole
Presentato Fuori Concorso all’81° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Il tempo che ci vuole ha ottenuto 10 candidature e vinto 5 Nastri d’Argento come Miglior film, Miglior sceneggiatura (Francesca Comencini), Miglior attrice protagonista (Romana Maggiora Vergano), Miglior attore protagonista (Fabrizio Gifuni) e 6 candidature ai David di Donatello.
Proiezione 8 agosto
Un padre e sua figlia abitano le stanze dell’infanzia: l’infanzia di lei e l’infanzia magica del racconto di Pinocchio, il film al quale sta lavorando lui. Il padre racconta alla figlia del suo lavoro e la ascolta, la osserva, le parla con serietà, compostezza, rispetto, come si parlerebbe non a un’adulta ma a una persona intera sì, la persona che è una bambina. La bambina visita i set del padre, in cui pulsa la vita, il chiasso, l’umanità, il lavoro, l’affanno, l’infatuazione, la magia e il sudore. E lei si perde in quei mondi. La figlia diventa una ragazza, l’incanto di quel limbo tra loro svanisce, la figlia lo sente, capisce che la rottura con l’infanzia è irreparabile. Lo capisce da come il padre la guarda. Pensa che non sarà mai alla sua altezza e precipita apposta per non esserlo davvero. La figlia si droga e continua a tornare a casa cercando di fare finta di niente. Il padre all’inizio è disarmato, poi prende posizione e decide che non farà finta di niente. Smaschera la figlia, si affaccia su quell’abisso, con poche parole e molta presenza la porta via con sé, a Parigi.
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