Raccolta rifiuti, la presa di posizione di Legambiente: “Avanti con il porta a porta, correggendo però il sistema”

Legambiente interviene sul tema della nuova raccolta differenziata porta a porta che andrà in essere con il nuovo anno, “cercando di dare un contributo per superare questo momento di scontro sul tema dei rifiuti che non fa bene ne alla nostra città ne ai cittadini”. Tema che da tempo sta sollevando un forte dibattito.

LA NOTA DI LEGAMBIENTE

Facciamo due premesse per evitare inutili fraintendimenti:

  • abbiamo il massimo rispetto per qualunque raccolta firme: è una forma importante di partecipazione democratica dei cittadini. Ne abbiamo promosse decine negli anni e ne riconosciamo pienamente il valore;
  • non stiamo difendendo il sistema, spesso perverso, delle multiutility come Iren o altre, frutto di scelte politiche trasversali, sia di destra che di sinistra che ha cancellato la funzione di servizio pubblico

Detto questo, la raccolta firme per tornare al vecchio sistema del cassonetto stradale per l’indifferenziato non è una soluzione ne possiamo condividerla e proviamo a spiegare perché.

La soluzione non è tornare indietro, ma chiedere e fare in modo che chi guadagna sui rifiuti – Iren, che fa utili stratosferici – corregga il sistema dove ha falle e mancanze.

Quello che si può e si deve discutere non è la sostanza (fare o non fare la RD porta a porta spinta e tornare al passato), ma come farla e organizzarla al meglio, andando avanti. Questo è corretto chiedere.

Qui il ruolo e la responsabilità di Iren e Atersir, ma anche in parte dell’amministrazione, sono evidenti: disservizi, ritardi, e soprattutto la mancanza di informazioni capillari ai cittadini sul perché e sul come farla, vanno messi in luce e risolti, correggendo gli errori.

Serve, per ripristinare la funzione di servizio pubblico della gestione dei rifiuti, persa purtroppo – come prevedibile – nella privatizzazione del servizio mediante l’affidamento alle multiutility. Sarebbe quindi necessario ridimensionare la quota degli utili a favore di un migliore servizio per gli utenti. Questo dovrebbe chiedere, per i suoi cittadini, il socio pubblico (il Comune) nel CdA di Iren.

L’errore da correggere è questo, e certo non serve minacciare, come qualcuno scrive sui social, di abbandonare apposta i rifiuti ovunque “per ritorsione”, inquinando la propria città: un cortocircuito di pensiero che francamente non possiamo giustificare.

Detto questo la raccolta differenziata “porta a porta spinta” deve diventare la normalità in un pianeta dove il problema dei rifiuti è enorme, e in una città come Piacenza dove la raccolta differenziata è tra le più basse della regione (72% contro l’88% di Ferrara, l’84% di Reggio Emilia, il 79% di Parma) e la produzione di rifiuti è tra le più alte in Italia (767 kg a testa).

Serve farla, serve aumentarla, serve farla bene, riducendo il più possibile il rifiuto indifferenziato con la massima collaborazione di tutti.

Per questo il nuovo sistema di raccolta porta a porta con passaggio alla Tariffa, che sostituisce i bidoncini dell’indifferenziato familiari ai cassonetti condominiali o stradali (spesso stracolmi di ogni genere di rifiuti), è un passaggio fondamentale perché è un modo per diminuire i rifiuti indifferenziati che inquinano e per aumentare il riciclo e il recupero di carta, plastica, vetro e umido, evitando che materiali preziosi finiscano in inceneritore, come accade ora, o in discarica.

Il principio di far pagare l’indifferenziato prodotto oltre una certa quantità conteggiata come “media” è corretto: lo fanno ovunque nel mondo e in Italia, anche nella nostra provincia, con ottimi risultati, ad esempio Podenzano 89% di raccolta differenziata, San Giorgio: 90%, san Pietro in Cerro )91%

È insomma un modo per spingere, anche attraverso la leva economica, chi non fa la raccolta differenziata o la fa solo parzialmente, purtroppo ancora tantissimi, a farla. 

Un oggettivo principio civico di base che non è corretto mettere in discussione per partito preso, per antipatia politica o per puro disfattismo.

Sarebbe davvero utile a tutti, cittadini, amministrazioni e società partecipate recuperare una sorta di “coscienza civica collettiva”, dove l’individualismo del “faccio solo quello che voglio o quello che mi crea profitto” venga sostituito dal principio del “faccio ciò che serve a me, agli altri, alla città ed all’ambiente”.

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