Al via Sillabari d’Appennino, a XNL la mostra che volge lo sguardo alla nostra montagna

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Volti, suoni, frammenti di paesaggio, immagini, impressioni poetiche di arbusti e essenze spontanee, sapientemente cuciti fra loro in uno spazio poetico da attraversare provando a rispondere alla domanda Che cosa è per noi l’Appennino? Si è alzato ieri sera il sipario sulla mostra Sillabari d’Appennino, a cura di Enrica Carini, che mette in scena un corpus di oltre 100 opere fra fotografie e libri d’artista di Alessandra Calò e del fotografo Sergio Ferri e sarà visitabile a XNL Piacenza, con ingresso gratuito, fino al 22 febbraio prossimo.

L’opening, al primo piano del centro per le arti contemporanee della Fondazione di Piacenza e Vigevano, era ieri affollato da appassionati d’arte e fotografia, ma anche da sindaci e abitanti della montagna, amanti dell’escursionismo, amici e gente comune, intervenuti per abbracciare un’iniziativa sviluppata non per celebrare la montagna come reminiscenza individuale o spazio ideale, così come ha chiarito in apertura dell’evento il vicepresidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Mario Magnelli: «Ma piuttosto come occasione per osservarla insieme, anche grazie alla sensibilità degli artisti, e insieme apprezzarne le luci e le ombre, la bellezza e le contraddizioni. L’augurio – ha detto – è che possiamo lasciarci abitare dalle immagini affinché accendano in noi stupore, curiosità, meraviglia, ma anche un pensiero collettivo, perché questo è il ruolo dell’arte e di uno spazio culturale come il nostro».

La curatrice Enrica Carini ha introdotto il progetto a partire dal suo titolo: «L’Appennino è un sillabario di parole, immagini e sentimenti, un’intera lingua che parla di radici e abbandoni, paesi e isolamenti, memorie e desideri – ha spiegato -; e un sillabario vivo sono le immagini degli artisti, in cui ritrovare segni e parole per dire ciò che ancora ci rappresenta». Ha sottolineato poi come la mostra intenda offrire un tempo e uno spazio da condividere, invitando i presenti a sostare nell’ultima sezione, che offre la possibilità di lasciare tracce, oggetti, riflessioni per costruire un piccolo racconto collettivo sull’Appennino e lo fa mettendo a disposizione un tavolo allestito con un quaderno e una teca e avvolto da una musica composta appostiamente da XNL Musica, a cura di Giammarco Romiti e Riccardo Dapelo del dipartimento di nuovi linguaggi del Conservatorio Nicolini.

I due artisti hanno invece introdotto i reciproci percorsi e progetti. Ha parlato del suo Rogazioni Silvestri (Erbario mistico d’Appennino) Alessandra Calò, spiegando come esso sia il frutto di una residenza artistica sull’Appennino di Reggio-Emilia, durante la quale ha potuto lavorare nel cuore del bosco, a contatto diretto con la natura, per realizzare le sue opere con un antico processo di stampa fotografica che ha restituito immagini quasi pittoriche del patrimonio vegetale spontaneo dell’Appennino. Sempre in quell’occasione nasce la collaborazione con la cantautrice Mara Redeghieri, i cui versi dialogano con le opere di Calò.

Accanto a questo percorso, si sviluppa e si intreccia la ricerca del piacentino Sergio Ferri, con le sue Terre alte. Ritratti degli abitanti della montagna, scorci e frammenti di paesaggio dell’Appennino che è stato possibile raccogliere solo tessendo una trama fitta di dialoghi, relazioni, incursioni in un territorio affascinante, complesso, prezioso e a tratti anche ostile.

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