Coordinamento Piacenza per Gaza: “Benissimo il cessate il fuoco, ma questa è una fragile tregua”

Coordinamento Piacenza per Gaza: “Benissimo il cessate il fuoco e i primissimi spiragli di riapertura di corridoi umanitari. Questa è una fragile tregua. Non è pace e rischia di essere l’imposizione di un destino su chi non ha voce”

La nota del Coordinamento Piacenza per Gaza

Il Coordinamento Piacenza per Gaza esprime il suo sospiro di sollievo per il cessate il fuoco e la ripresa del flusso degli aiuti a Gaza. Lo sventolio delle bandiere italiane nei festeggiamenti dei gazawi di queste settimane era un ringraziamento per le enormi manifestazioni di noi cittadine e cittadini – che a Gaza hanno seguito sui social – non certo un grazie al governo Meloni che non ha avuto neppure il coraggio di riconoscere lo Stato di Palestina, come hanno fatto 152 Paesi (il 78% dei membri dell’ONU) e che continua ad esportare armi ad Israele. Un risultato anche della straordinaria azione umanitaria e politica nonviolenta della Global Sumud Flotilla.

Il Coordinamento, però, denuncia che quanto viene presentato all’opinione pubblica come “accordo di pace” non è altro che l’ennesima, pericolosa imposizione di un’agenda geopolitica in cui il popolo palestinese continua ad essere l’assente, non rappresentato al tavolo delle trattative, non consultato e destinato ancora una volta a rimanere la vittima designata. Chiamato solo in extremis a rispondere ad un ultimatum che gli impone di scegliere tra il (soltanto possibile, e non sicuro) cessate fuoco nella striscia di Gaza e la rinuncia alla proprio autodeterminazione. 

Siamo categorici nel dichiarare che questa non può essere definita una pace. La vera pace non si impone, né si decide nelle stanze del potere da parte di attori e potenze internazionali mossi primariamente da interessi economici e strategici, mentre l’unica parte, già martoriata da un genocidio, che vive sotto occupazione e apartheid – il popolo palestinese – viene totalmente estromessa dal tavolo delle trattative e dalle decisioni sul proprio destino.

Ricordiamo che quelli che oggi si presentano come “pacificatori” (Trump, Blair e altri rappresentanti degli stati occidentali) hanno finora finanziato il genocidio con armi e sostegno economico ad Israele, non facendosi remore di esprimere la propria visione sul futuro di Gaza: una speculazione immobiliare che la trasformi in un resort in mano alle stesse potenze occidentali, in barba ai destini del popolo che legittimamente vi risiede.

Israele ha una storia documentata di ripetute violazioni di accordi internazionali e di ‘cessate il fuoco’ anche nel passato recente (vedi cessate il fuoco della scorsa primavera), dimostrando un sistematico disinteresse degli impegni presi. ‘

Questa ennesima iniziativa, priva di garanzie e soprattutto priva del consenso dei palestinesi, non fa che legittimare uno status quo di oppressione e accrescere la marginalizzazione di un popolo che lotta per l’autodeterminazione e la fine dell’occupazione. Del resto Israele sta già dimostrando il suo intento coloniale su tutto il Medio Oriente, bombardando il sud del Libano e continuando l’occupazione della Cisgiordania.

Il Coordinamento Piacenza per Gaza solleva inoltre un forte e urgente allarme sul recente disegno di legge del governo italiano volto a limitare la libertà di critica nei confronti di Israele, in particolare negli ambienti scolastici e universitari. Il disegno di legge si inserisce in una lunga serie di iniziative di revisionismo storico portate avanti dalla destra facendo figurare come “antisemitismo” il contrasto agli obiettivi di genocidio e coloniali di Israele.

Questo tentativo di imbavagliare il dibattito democratico e la libera espressione di idee e critiche a una potenza occupante e genocida. È un atto gravissimo che minaccia i principi fondamentali della nostra Costituzione.

L’occupazione, le violazioni dei diritti umani e le politiche di apartheid non possono e non devono essere sottratte al vaglio critico e alla discussione, specialmente negli spazi formativi. Il tentativo di introdurre sanzioni o restrizioni per chi “parla male di Israele” è un pericoloso precedente censorio che miriamo a contrastare con ogni mezzo democratico.

Il Coordinamento Piacenza per Gaza ribadisce la sua fortissima critica a questi sviluppi e dichiara la sua intenzione di mantenere una vigilanza assoluta e costante sia sugli sviluppi internazionali definiti come “pace”, sia sulle manovre legislative interne volte a limitare la libertà di espressione.

Continueremo a promuovere ogni iniziativa per sostenere i diritti inalienabili del popolo palestinese e per denunciare ogni forma di oppressione e ingiustizia. In questo contesto di continua ingiustizia, riaffermiamo la nostra solidarietà con Marwan Barghouti, ingiustamente detenuto nelle carceri israeliane, simbolo della lotta per la libertà e l’autodeterminazione palestinese.

Non ci sarà pace senza giustizia, e non ci sarà giustizia finché i palestinesi non saranno pienamente autodeterminati con un loro Stato sovrano.

Siamo consapevoli che una pace duratura in Medio Oriente sarà possibile solo quando i responsabili dei crimini contro il popolo palestinese, saranno chiamati a risponderne. Pertanto Israele deve fare i conti con il suo passato e presente, sul modello della Germania post-nazista.

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