Spaccio di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, estorsione e usura, 28 indagati. E’ il risultato della vasta e prolungata attività investigativa della Polizia di Stato di Piacenza, coordinata dalla locale Procura della Repubblica. Inchiesta che ha permesso di ricostruire una lunga serie di gravissimi delitti commessa da insospettabili ventenni italiani e albanesi, incensurati o con piccoli precedenti, quasi tutti residenti tra Piacenza e Gragnano Trebbiense.
Sono complessivamente 28 le persone assicurate alla giustizia attraverso le lunghe indagini.
A carico degli odierni indagati sono emersi, a vario titolo, elementi di reità in ordine al traffico di stupefacenti (all’ingrosso di marijuana e, al dettaglio, di cocaina), all’estorsione, all’usura, al porto abusivo di armi da fuoco, allo sfruttamento della prostituzione, nonché all’incendio, alle lesioni ed al favoreggiamento personale.
Gli antefatti
Vi sono tre antefatti che hanno portato le indagini ad incentrarsi sulla figura di un giovane cittadino albanese, emerso quale maglia principale della rete criminale piacentina, tanto da essere definito il più grande grossista di “erba” piacentino, e che addirittura in un’intercettazione ha dichiarato di aver “mosso” in un solo anno a Piacenza ben 100 kg di marijuana.
Primo antefatto
A febbraio 2021, una pattuglia di questa Squadra Mobile ferma in città due soggetti, trovati in possesso di una decina di grammi di marijuana ed avvia un’attività di indagine che porta a ricostruire l’intera filiera: come si vedrà in seguito, è stato possibile ricostruire tutti i passaggi che hanno portato lo stupefacente dal grossista albanese fino ai consumatori finali, attraverso rivendite successive tra quattro spacciatori di livello sempre più basso. Dagli acquirenti si è arrivati ad identificare un piccolo spacciatore di strada; da questi, il suo grossista di riferimento, il quale a sua volta aveva acquistato la sostanza dall’ulteriore grossista che aveva ricevuto la grossa partita direttamente dal cittadino albanese.
Secondo antefatto
A maggio 2021, una pattuglia ferma una Porsche Cayenne in questo capoluogo, identificando a bordo tre cittadini albanesi, dei quali uno è stato individuato successivamente quale l’attuale principale indagato, mentre un altro è emerso essere un ricercato: quest’ultimo viene tratto in arresto in esecuzione di un Mandato di Arresto Europeo emesso dall’Autorità Giudiziaria spagnola per traffico internazionale di ingenti quantitativi di marijuana.
Terzo antefatto
A settembre 2021, si crea una frattura nelle maglie della rete criminale: un giovane italiano, spacciatore – grossista di marijuana, dopo aver fallito nel suo tentativo di effettuare il salto di qualità e passare ad un livello superiore dello smercio di sostanza, accumula ingenti debiti per più di 100.000 euro con diverse persone appartenenti alla rete criminale. I debiti nascono sia da partite di droga non pagate che da debiti contratti a condizioni ampiamente usurarie per rimettersi in piedi. Dopo svariate minacce ed aggressioni rivolte a lui ed al suo nucleo familiare, decide di denunciare quanto sta accadendo e svelare tratti importati dello spaccio di droga a Piacenza e provincia.
L’indagine
L’indagine della Squadra Mobile è stata particolarmente complessa sia per l’insospettabilità degli indagati, ma anche per l’accortezza degli stessi, con il sistematico ricorso alle più svariate e fantasiose strategie ed attenzioni, volte ad eludere i controlli e le verifiche da parte della Polizia Giudiziaria.
È emerso come siano state utilizzate utenze telefoniche e veicoli intestati a soggetti diversi rispetto agli effettivi utilizzatori, così come l’aver fatto ricorso ai più svariati social network per comunicare tra loro e con la platea attorno ad essi collegati quali correi o meri assuntori, evitando quindi l’utilizzo dei tradizionali canali di comunicazioni telefoniche per eludere l’efficacia derivabile dalle tradizionali attività di intercettazione.
Effetti devastanti della droga
L’attività di indagine ha consentito di porre in luce taluni dei riflessi devastanti derivabili proprio dal consumo e dalla commercializzazione delle sostanze stupefacenti.
Alcuni dei soggetti coinvolti, poiché assuntori abituali di sostanze stupefacenti, dovendo far ricorso a ripetuti debiti per l’acquisto dello stupefacente, non hanno saputo affrontare la situazione creatasi e hanno coinvolto conseguentemente i rispettivi congiunti per il procacciamento del denaro.
Riguardo in particolare ad un soggetto – le cui capacità volitive sono apparse essere gravemente compromesse proprio in conseguenza dell’eccesso di assunzione di cocaina – si è giunti ad accertare l’esistenza di una vera e propria dipendenza nei confronti di colui che era in grado di assicurargli lo stupefacente, tanto da consegnargli la propria autovettura, il ricavato della sua vendita, oltre all’utilizzo della propria tessera bancomat su cui confluivano periodici bonifici dei genitori.
L’accertata prassi del commercio di droghe mediante l’acquisto a credito è stata così generatrice di debiti non sempre solvibili nell’immediato, fonte di interessi usurari e di relative ripercussioni estorsive anch’esse riflesse nella sfera familiare degli interessati.
Estorsioni
La fonte dell’attività d’indagine è rappresentata dal giovane spacciatore italiano, dedito alla vendita all’ingrosso di partite non inferiori a mezzo chilogrammo, che ha denunciato condotte estorsive legate a debiti per oltre 100.000 euro maturati, in primis,da acquisti di ingenti forniture – dell’ordine di chilogrammi – di sostanza marijuana non pagate. Si aggiungevano, poi, altre somme pretese dai criminali che, potendo contare sugli introiti di attività di spaccio, gli avevano concesso, a tassi usurai, i prestiti di liquidità per arginare i debiti contratti verso i primi creditori.
Il meccanismo ingenerato ha determinato l‘accumulo di debiti su debiti, e nei confronti del giovane spacciatore sono iniziate continue minacce affinché provvedesse al pagamento, tanto che lo stesso è stato vittima di diversi pestaggi e ha subito l’incendio dell’autovettura, con il chiaro fine estorsivo di ottenere da lui il denaro.
Dalla denuncia-querela, si sviluppava così l’attività d’indagine della Squadra Mobile con il coordinamento della Procura di Piacenza, durata per più di un anno.
Le indagini, svolte mediante tecniche investigative “tradizionali” – servizi di o.c.p., ricerca e accertamenti in banche dati, acquisizioni di filmati – e l’ausilio di presidi di intercettazione a trecentosessanta gradi, ha consentito di riscostruire gli aspetti fondamentali legati all’estorsione, incasellando esattamente le minacce rivolte alla vittima dai vari creditori. Così come sono risultate riscontrate, grazie anche ad arresti in flagranza di reato operati da questa P.G. per interrompere l’attività delittuosa, le ipotesi di spaccio di marijuana e di cocaina.
Tra i più attivi vi era un giovane italiano residente in Provincia, arrestato in flagranza durante le indagini: era attivo nel minacciare la vittima per riavere il denaro prestato a tassi usurai, tessitore dei tentativi intimidatori degli altri creditori, mandante dell’incendio della macchina della vittima, procacciatore di clienti per lo spaccio di marijuana da parte del grossista albanese, nonché persona avvezza all’uso della violenza.
Cocaina per pagare i lavori di ristrutturazione
Si evidenziava in particolare per lo spaccio di cocaina, per centinaia di grammi al mese, crimine per il quale veniva arrestato dalla Squadra Mobile a Gragnano Trebbiense mentre cedeva sostanza ad un acquirente, dopo un grosso rifornimento nel pavese. Lo spaccio di sostanza non era solo un modo per guadagnare direttamente denaro, ma la droga era usata anche come corrispettivo per pagare gli operai che in quel momento stavano svolgendo i lavori di ristrutturazione di casa sua.
Un altro spacciatore di cocaina veniva tratto in arresto assieme ad una complice in via Emilia Pavese, dopo aver lanciato dal finestrino la droga e provocando uno scontro con le auto della Mobile, nel vano tentativo di fuggire.
È stato possibile ricostruire come la cocaina provenisse da spacciatori nordafricani attivi nei campi dell’Oltrepò pavese, mentre la marijuana veniva consegnata tramite grossisti attivi nelle Province di Modena e Reggio Emilia. Un grosso carico di marijuana veniva infatti intercettato all’ingresso del casello autostradale di Piacenza, dopo un lungo pedinamento.
Sfruttamento della prostituzione
Il focus investigativo ha inoltre permesso di rilevare anche altre ipotesi delittuose, tra le quali lo sfruttamento della prostituzione di ragazze di origini brasiliana o rumena da parte di un soggetto appartenente alla rete, che faceva convergere a casa sua dall’estero le escort, poi pubblicizzate con il passaparola ad una vasta platea al fine di massimizzare i guadagni, arrivando ad accompagnarle con la sua macchina ai clienti e ad organizzare serate per far consumare loro rapporti sessuali a pagamento.
È emersa inoltre la preoccupante detenzione di armi da fuoco clandestine che, seppure non risultate mai utilizzate nell’ambito delle condotte di spaccio, venivano però usate ma solo per minacciare persone con cui avevano liti per futili motivi, rivelando la pericolosità e propensione criminale degli indagati in questione.
Le indagini sono state coordinate dall’A.G., che ha emesso il provvedimento di chiusura delle indagini a carico di tutti i soggetti coinvolti nelle indagini.
Sono in fase di valutazione misure di prevenzione da parte della Divisione Anticrimine a carico di tutti gli indagati, attesa la spiccata pericolosità sociale dimostrata, al fine di impedire la commissione di nuove fattispecie penalmente rilevanti.
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