Federmoda sul piede di guerra. “Siamo davvero arrabbiati e delusi per tutto quanto stiamo leggendo sui giornali in merito agli interventi a sostegno della nostra categoria. Non sono una persona che ama fare polemica o lamentarsi, tuttavia questa volta devo alzare la voce perché così proprio non va”. Esordisce così Gianluca Brugnoli Presidente di FederModa Piacenza.
“Prima di ogni cosa, naturalmente, viene la salute e ogni attenzione per far terminare il più velocemente possibile questa pandemia. Il nostro settore conta 115mila punti vendita con 313mila posti di lavoro, ed è strutturato per lo più da imprese di piccole dimensioni. Attività che, sfortunatamente, già da tempo tentano di resistere navigando a vista e mettendocela tutta. Basti pensare che negli ultimi otto anni il nostro settore ha perso ben 52mila punti vendita a fronte di sole 26mila nuove aperture, ed ora questo. Certo nessuno poteva prevederlo, ora però a rischio il posto per 30.000 persone con effetto domino su tutta la filiera. Ci aspettiamo infatti un possibile calo del 70% del fatturato“.
“Stante questi numeri la risposta non può essere solo: “fatevi altri debiti”; anche perché questi debiti poi dovranno essere ripagati. Mi domando come faremo; visto che, anche con tutto il nostro impegno, temo ci vorrà tempo prima che le persone si riabituino ad entrare nei nostri negozi. Dovevamo entrare anche noi nel piano salva Italia. Occorrono altri strumenti che il Governo e le parti sociali insieme devono trovare. Non è possibile sempre pensare che ad essere salvato debba essere il grande gruppo; si deve fare di tutto per salvare tutte le imprese, anche le nostre. Poi – prosegue Brugnoli – vorrò proprio vedere se la garanzia, che si asserisce verrà prestata a tutti, verrà davvero concessa anche a quell’imprenditore che già faticava a star al passo con le rate indebitattosi per riuscire a pagare tasse, imposte o altre spese o l’investimento nel suo locale”.
“Certamente, una risposta che tutti vorremmo sentire potrebbe essere quella di riaprire tutti e subito i nostri negozi. Purtroppo questo, oltre ad essere ancora un traguardo lontano, come ho detto, potrebbe non equivalere ad una certezza di incassi. Senza contare poi che ancora oggi nulla sappiamo sulle misure che dovremo adottare per far accedere ai nostri locali. Ecco perché dico che ora serve liquidità, non altri debiti”.
“E’ corretto certamente quanto afferma il nostro Presidente Nazionale Renato Borghi, quando parla di un “ripensamento” della filiera. Ripensamento per adattare i tempi della moda all’attuale livello slow di consumo già a partire dallo spostamento dei tempi di consegna delle collezioni Autunno/Inverno 2020/21 e degli ordini della Primavera/Estate 2021, ma intanto abbiamo in magazzino tutta la nostra merce e la stagione corre”.
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