La fotografia della Cisl, occupazione in crescita rispetto al 2020: “La crisi dovuta al Covid sembra superata, Emilia Romagna tra le più dinamiche”. Preoccupa l’aumento dei costi dell’energia

Che tempo segna il barometro dell’occupazione in Emilia Romagna? L’Agenzia regionale per il lavoro ha reso noto i numeri che fotografano con elevata precisione le tendenze che riguardano occupazione, disoccupazione e popolazione inattiva, aggiornate al terzo trimestre 2021 ed il ricorso agli ammortizzatori sociali tra gennaio e settembre 2021 in Emilia-Romagna. In sostanza, le cose vanno bene solo parzialmente: la crisi dell’occupazione causata dal Covid sembra superata (nell’industria e nei servizi le assunzioni si attestano ormai sopra ai livelli «pre-lockdown», ma non per l’agricoltura), restano però i problemi strutturali come la disparità tra uomini e donne, i divari tra province e tra i territori e le difficoltà dei giovani. L’Emilia Romagna si conferma comunque tra le regioni più dinamiche sul piano economico e dell’occupazione.

I numeri: occupazione in crescita

Nel terzo trimestre 2021 in Emilia-Romagna l’Istat stima 2,021 milioni di occupati, 93 mila persone in cerca di occupazione e 752,6 mila persone inattive in età lavorativa. Rispetto al terzo trimestre 2020, l’occupazione regionale è stimata in crescita di 64 mila unità, pari ad un incremento del +3,3%, più di quanto rilevato nel Nord Est (+2,0%) e a livello italiano (+2,2%). Le persone in cerca di occupazione sono in calo (-35,3%), come anche la popolazione inattiva in età lavorativa (-1,5%, corrispondenti a 11,1 mila inattivi in meno).

Sale anche il tasso di occupazione. Il tasso di occupazione (15-64 anni) è stimato al 69,8% nel trimestre di riferimento (68,1% nel Nord Est e 59,1% a livello nazionale), in crescita di 2,2 punti percentuali rispetto ad un anno prima (quando era stimato attorno al 67,6%) e quasi riallineato al dato del terzo trimestre 2019 (69,9%).

Ancora molta cassa integrazione

Le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni (CIG) e di Fondi di solidarietà (FIS) in Emilia-Romagna nel corso dei primi nove mesi del 2021 sono state circa 192,7 milioni (equivalenti ad oltre 193 mila lavoratori full time*), un volume inferiore al dato dello scorso anno (323,7 milioni) ma ancora ampiamente superiore a quello del 2019 (14,0 milioni). Anche nel 2021, la quasi totalità delle ore autorizzate fa riferimento alla ‘causale Covid-19’ introdotta nella primavera 2020 nell’ambito della CIG ordinaria, CIG in deroga e FIS). La CIG ha concentrato il 62,8% delle ore totali (121 milioni), mentre i FIS la restante quota del 37,2%. Considerando i primi nove mesi dell’anno, anche nel 2021, sebbene le condizioni generali siano in netto miglioramento, il volume di ore autorizzate risulta al di sopra del periodo pre-COVID. A Piacenza questa situazione generale non positiva risulta in miglioramento in modo più marcato, percentualmente, rispetto ad altri territori della regione.

“I numeri vanno analizzati bene, afferma Michele Vaghini, Segretario Generale CISL Parma Piacenza. Quando si vede il segno positivo sulla crescita dell’occupazione, ovviamente siamo contenti. Ma andrebbe analizzata la natura dei contratti proposti per verificare se questo incremento non sia stato raggiunto, inserendo nel conteggio anche contratti precari con poche ore di lavoro mensili. Se il dato del terzo trimestre 2021 risulta essere discreto, dobbiamo ora però tenere presente del grande rischio di tenuta occupazionale riguardo all’aumento dei costi dell’energia. Che tocca non solo i cittadini ma anche le imprese. Ci sarà il serio rischio che buona parte di esse producano con costi fuori mercato con probabili gravi ripercussioni sulla tenuta occupazionale che in alcune occasioni potrà portare anche alla chiusura aziendale (momentanea o in casi estremi definitiva). Per questo serve puntare sulle fonti di energia rinnovabili che permettano a noi ed all’Europa di essere più indipendenti da quello che succede sui mercati e reagire alla difficoltà di reperire le materie. Serve che si crei un sistema di protezione sociale universale che viaggi in parallelo attraverso 2 binari fondamentali: il potenziamento degli ammortizzatori sociali anche con l’allungamento del periodo di Naspi e politiche attive mirate a chi è stato espulso dal mercato del lavoro o a chi semplicemente lo sta cercando, attraverso percorsi di formazione alle nuove competenze. Sarà infine importante utilizzare bene i fondi del PNRR per dare stimolo all’economia con un occhio di riguardo al welfare ed al sociale”.

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