Riforma del sistema scolastico, i dubbi di famiglie e insegnanti: “Incertezza per i docenti e impatto devastante sui genitori” – AUDIO

Il sistema scolastico di Piacenza ha avviato una riorganizzazione che porta alla creazione di otto Istituti Comprensivi, in sostituzione delle precedenti nove autonomie scolastiche. Il nuovo assetto, secondo l’amministrazione comunale, integra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, favorendo una gestione unitaria e coerente. Ma diversi docenti e genitori non la pensano così.

La riforma in pillole

L’amministrazione ha illustrato la riforma nel dettaglio, la potete trovare cliccando qui, ma giusto per ricordare i punti principali.

Il nuovo stradario scolastico collega ogni istituto al territorio e al quartiere di residenza, con l’obiettivo di rafforzare il legame tra scuola, famiglie e comunità. Nelle iscrizioni, gli alunni residenti nello stradario dell’istituto hanno priorità, pur senza escludere gli altri. Il Comune ha messo a disposizione sul proprio sito un applicativo e materiali informativi per facilitare la comprensione del nuovo sistema.

Il principio della verticalità garantisce continuità educativa dai 3 ai 14 anni, con un unico riferimento amministrativo e didattico per le famiglie, migliorando la qualità dei percorsi di apprendimento. Anche in questo caso, gli alunni provenienti dalle scuole dello stesso istituto comprensivo hanno precedenza nelle iscrizioni.

Il principio della libertà resta garantito: le famiglie possono scegliere l’istituto che ritengono più adatto, indicare più preferenze nella domanda e iscrivere anche studenti non residenti nel Comune di Piacenza; le priorità previste non limitano la libertà di scelta.

Questa sera, all’auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, si è tenuto un incontro informativo, durante il quale il provveditorato di Parma e Piacenza ha illustrato le novità.

I DUBBI DI GENITORI E INSEGNANTI

Come detto, però, insegnanti e genitori nutrono forti dubbi in merito a questa riforma.

“Insegnanti senza certezze”

Il dubbio principale è come si intende tutelare la continuità didattica e di sede dei docenti, che negli anni hanno costruito e realizzato a livello di didattica condivisa ed efficace, spiega Paola Torriani, docente di Educazione musicale della Scuola Media Frank. “Il nostro timore è che noi adesso dobbiamo scegliere una sede senza sapere organici, chi saranno i colleghi, come saranno le scuole, chi sarà il dirigente, quindi una scelta al buio, completamente al buio, senza avere nessun tipo di certezza. Noi siamo disposti a qualsiasi cosa, però vorremmo una scelta condivisa, ponderata, razionale e con un po’ più di trasparenza”.

“Un impatto devastante sui genitori”

“Noi siamo stati estremamente sorpresi in Consiglio d’Istituto e abbiamo raccolto la sorpresa dei genitori delle scuole che andiamo a rappresentare, per qualcosa che era completamente inatteso nella forma e nella sostanza, spiega Simone Rossi, presidente del Consiglio d’Istituto della Frank-Nicolini-Faustini.

“Esiste una delibera del Consiglio comunale che vincolava la creazione di questo progetto alla conclusione di due nuovi plessi e nel giro di 15 giorni abbiamo scoperto che sottotraccia si stava invece andando a spron battuto per andare a completare appunto quest’iniziativa. È un’iniziativa che su molti nostri genitori avrà un impatto devastante perché si prevede che alcune classi vengano virtualmente staccate e poi spostate in maniera coattiva presso i nuovi plessi”.

“Il 100% dei genitori che abbiamo interpellato ci ha dato sostanzialmente un riscontro di non conoscenza di questo progetto: che senso può avere correre all’impazzata anziché utilizzare quest’anno da un lato per informare adeguatamente le famiglie, fare delle scelte condivise, e dall’altro per organizzare un modello che ricordiamoci era un modello che era stato proposto 30 anni fa”.

“In epoca di intelligenza artificiale stiamo utilizzando un modello che è stato creato quando si introducevano le auto Euro 1 e questo secondo me dovrebbe essere un grosso punto di riflessione sul fatto appunto di andare a riciclare qualcosa che non abbiamo mai adottato a Piacenza forse bisogna chiedersi perché non l’abbiamo mai adottato”.

“Un paradosso surreale”

“In qualità di papà mi sono trovato a un open day dove mi aspettavo una presentazione favolosa dei piani formativi della scuola, in questo caso Anna Frank, e sono stato coinvolto in una sorta di paradosso surreale”, racconta Rosario Alfano, Direttore generale Com2 srl, ente di formazione accreditato, e presidente di Aefor, associazione di enti di formazione in Emilia Romagna”.

“Il dirigente, in maniera molto onesta e molto franca, ha detto che non può fare alcuna anticipazione sui piani formativi, non può dire neanche quando, se e quante classi ci saranno con sicurezza. Perché c’è in atto questo tipo di scelta ed è stata decisa proprio in questo periodo. Quindi in sostanza: voi vi iscrivete a scatola chiusa, scegliete questa scuola piuttosto che un’altra a scatola chiusa e poi dopo vediamo cosa attiveremo, cosa non attiveremo e perché. Allora io da genitore mi sono sentito un po’ spaesato. Poi c’erano persone che magari per 20 metri di stradario si vocifera dovranno andare da altre parti”.

“Noi genitori siamo costretti in questa fase a dover scegliere i prossimi tre anni di vita dei nostri figli e delle famiglie senza poter conoscere i piani formativi. Quindi il punto cruciale è questo: era necessario farlo proprio adesso? Quali sono le vere motivazioni? Si può prorogare? Perché la Regione non ha dato un obbligo di realizzarlo per forza nel 2026, si potrebbe fare nel 2027 con proroghe particolari anche dopo. Perché tutto adesso, nel momento della scelta e creando questo caos?”.

Il provveditorato: “Un sistema che porterà numerosi vantaggi”

“In Italia circa il 95 per cento delle scuole del primo ciclo sono strutturate secondo questo modello degli istituti comprensivi”, spiega il provveditore scolastico di Parma e Piacenza, Andrea Grossi.

“Quindi, è un modello che fa parte anche delle linee guida di indirizzo regionali e quindi è un processo che era tempo che Piacenza adottasse. Ha un grosso vantaggio che è quello di favorire la continuità, l’orientamento, la verticalità; quindi, le famiglie possono avere un unico interlocutore nella scuola dai 3 ai 14 anni e questo significa che la scuola conosce meglio la famiglia e la famiglia conosce meglio la scuola. I docenti della scuola primaria conoscono meglio gli insegnanti della scuola secondaria: quindi migliore continuità della didattica, migliore efficacia, migliore accompagnamento e orientamento dei bambini”.

“Le difficoltà possono consistere un po’ nella fase di transizione. Nei prossimi due anni avremo una fase in cui dovremo riformulare e ridefinire le aggregazioni delle scuole. Ci sono in questa fase alcuni disagi ma l’ufficio scolastico provinciale, i dirigenti e le scuole sono all’opera per ridurli al minimo e invece poter sviluppare le grandi potenzialità di questo modello. Tra l’altro anche gli insegnanti si stanno formando proprio attraverso tavoli partecipati per prepararsi a questa nuova didattica”.

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