Festival Mascagni di Livorno, il piacentino Andrea Bricchi firma la Messa da Requiem che aprirà la rassegna

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Piacenza continua a far parlare di sé anche nelle arti. In particolare la musica.

Si è svolta ieri, 9 luglio, a Livorno, al Teatro Goldoni, la conferenza stampa di presentazione del Festival Mascagni. Manifestazione che avrà luogo dal 9 al 19 settembre sul lungomare della città toscana, luogo suggestivo dedicato proprio al compositore labronico.

Ebbene, il manager piacentino Andrea Bricchi, ha composto, insieme a Marco Fornaciari, la Messa da Requiem scelta per aprire la serata inaugurale del Festival, nell’anniversario del 130° della prima rappresentazione di Cavalleria rusticana.

A omaggiare lo stesso Bricchi è stato il direttore artistico, Marco Voleri: “Sono particolarmente felice per la caratura artistica della rassegna, di cui ho condiviso con gli artisti la sua eccezionalità con entusiasmo. Qui abbiamo Andrea Bricchi, cui vorrei tributare un applauso, che ha scritto la musica che aprirà l’importantissima serata del 9 Settembre. La partecipazione di un attore del calibro di Luca Zingaretti ci permetterà di creare un fil rouge tra poetica musicale e attoriale”.   

Andrea Bricchi ha poi preso la parola. “Sono venuto a Livorno perché mi hanno invitato il Maestro Fornaciari e il Maestro Menicagli. Mi avevano detto che volevano suonare la Missa Brevis in Duomo, al concerto per le vittime dell’alluvione. E già così sarebbe stata una cosa straordinaria, per me. Poi quando sono arrivato nel meraviglioso foyer del Teatro Goldoni, e ho visto il mio nome sul cartellone del Festival Mascagni, sono stato colto da un’emozione che è molto difficile da spiegare. Davvero non sum dignus! Ringrazio tantissimo tutti, dal Sindaco al direttore Artistico, all’assessore e, soprattutto, i miei amici Fornaciari e Menicagli. Mi hanno regalato un sogno eccezionale. Un regalo che mai avrei nemmeno osato sperare”. 

Come nasce la Missa Brevis da Requiem in RE maggiore, per orchestra, organo, coro e voci soliste?

“Nasce da un lutto e da uno stato di profonda prostrazione. Tre mesi fa è mancata mia madre, in un periodo difficilissimo, senza che io potessi starle accanto. Ero solo in casa da 40 giorni. Solo. Mangiavo poco, dormivo sempre. L’unica cosa che riuscivo a fare era ascoltare musica. Poi un giorno il Maestro Fornaciari mi chiamò per farmi le condoglianze e gli raccontai questa storia. Ricordo che gli dissi che stavo ossessivamente ascoltando Shubert e Albinoni. Così lui ebbe l’idea di scrivere un Benedictus. E io mi illuminai! Si aprì letteralmente la porta della mia desolazione, per far entrare la luce della musica. Gli dissi che avrei subito scritto un Kyrie e così feci. Dopo un’ora non solo gli avevo già mandato le parti del coro, ma lui le stava già armonizzando con quelle del quintetto. Fu una settimana di lavoro intenso, che mi trascinò letteralmente in salvo. Così è nata la Messa, per ricordare la mia mamma, elaborando il lutto”. 

Andrea Bricchi fa l’imprenditore e il manager. Dove ha acquisito le competenze per scrivere musica a questi livelli?

“Il mio lavoro è altro. Lì sono un professionista. Nella musica no. Ho una grandissima passione, che mi fa ascoltare musica continuamente. E sono uno molto curioso. Ho fatto 8 anni di studi di pianoforte, da ragazzo, e poi canto. Ho cantato anche in un coro polifonico per 24 anni. Non è che abbia grandi competenze. Ho solo assimilato musica per tutta la vita e l’ho letteralmente buttata fuori su un pentagramma. Ma senza l’aiuto di Marco non ce l’avrei fatta”. 

Quindi è solo questione di passione?

“E’ questione di passione, di entusiasmo e di curiosità. Io non ho la passione per la musica tout-court. Io amo la Bellezza, in ogni sua forma. La musica è una espressione della Bellezza, forse nella sua forma più alta. Però tutto mi coinvolge, anche la pittura, per esempio, o la cinematografia, la scrittura. Sono innamorato del bello. E con questo amore si possono fare grandi cose. E poi voglio sempre capire l’intima essenza di tutto. Voglio scoprire come ha fatto il buon Dio a creare quelle vibrazioni che entrano così in profondità nell’anima dell’uomo. Per questo non mi accontento di ascoltare, io voglio capire e poi voglio usare quel che ho capito per creare, per provarci. E’ un istinto fondamentale dell’uomo, quello di migliorarsi e spingersi oltre. Siamo dotati di una intelligenza, che viene dal latino ‘intus legere’, cioè ‘leggere dentro’ le cose. E’ questa, in fondo, la filosofia”. 

Cosa manca?

“I ringraziamenti. Oltre al Maestro Fornaciari, voglio ringraziare tanto anche il Maestro Mario Menicagli, uno dei più grandi musicisti italiani, diplomato in violino e poi al Centro Europeo di Toscolano come autore di testi sotto la guida di Mogol. Ha composto opere liriche. E’ direttore d’orchestra dal 2002. Mi ha scelto, e abbiamo avuto entrambi l’impressione di essere amici da sempre. Una cosa davvero inspiegabile, ma bellissima. Poi devo ringraziare un’altra persona che ho conosciuto grazie alla “Messa da Requiem”, cioè Don Roberto Scotti, direttore del Coro Vallongina. E insieme a lui ringrazio Claudia Boselli. Don Roberto mi ha aiutato a cambiare alcune cose nella partitura, che non avevo notato. Dire che è competente è riduttivo, ma l’aspetto che più mi ha colpito di loro è quello umano. Persone con cui stare sempre. Davvero. Devo anche ricordare il Maestro Colonna, che oltre a essere un amico vero e uno dei più grandi contrabbassisti del mondo, mi ha introdotto in questo mondo musicale di livello eccelso. Non avrò mai parole a sufficienza per lui e la sua bellissima famiglia. E da ultimo, ma non per ultimo, devo ringraziare la mia mamma. Se uno dubita razionalmente che i nostri cari (nel caso di Bricchi anche il papà e la sorella sono mancati da qualche anno, ndr), siano ancora con noi, quando succedono queste cose ottiene la prova scientifica, ma davvero scientifica, che sono sempre accanto a noi. Perché questi sono miracoli, miracoli veri! E sono semplicemente inspiegabili. Non possiamo sentirli parlare, ma io credo che le loro voci siano nella musica, nelle note. Quel che ho scritto non l’hanno scritto le mie mani, ma la voce di mia madre che mi parlava. Ne sono più che convinto!”. 

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