“Se la direttrice dell’Ausl di Piacenza ritiene di aver dovuto sostenere il ruolo di un quasi-commissario dell’azienda fin dal suo arrivo, perché travolta da opacità, cassetti chiusi da troppo tempo e dinamiche interne da scardinare, allora vuol dire che siamo di fronte a un problema strutturale, non contingente. E la Regione non può far finta di nulla”.
Questo il commento di Tommaso Fiazza, consigliere regionale della Lega, dopo aver depositato un’interrogazione alla Giunta.
Al centro dell’atto ispettivo ci sono le dichiarazioni rilasciate da Paola Bardasi al quotidiano piacentino Libertà, pubblicate il 9 luglio, da cui emerge un quadro fortemente critico della situazione ereditata, non solo sotto il profilo economico ma anche organizzativo e culturale.
“A Piacenza – ricorda Fiazza – il bilancio 2024 si è chiuso con oltre 61 milioni di perdita, mentre nel frattempo sono emerse inchieste, sospensioni di dirigenti, indagini per appalti truccati, molestie e compensi non tracciati. Eppure la Regione continua a non agire”.
Fiazza punta il dito anche sulla responsabilità politica: “Le parole della direttrice sembrano alludere con chiarezza a un’eredità pesante lasciata dalla precedente gestione. E non si tratta di un dirigente qualunque, ma di chi è stato chiamato da Bonaccini a dirigere prima l’Ausl piacentina, poi l’intera sanità emiliano-romagnola, e oggi alla guida dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena”.
“In un contesto simile – conclude Fiazza – è inaccettabile che l’unica risposta della Regione sia quella di imporre nuove tasse per tappare i buchi della sanità. I cittadini hanno diritto di sapere cosa è accaduto, quali misure si stanno adottando per prevenire nuovi casi e se la Giunta condivide o prende le distanze da quanto denunciato pubblicamente dalla stessa direttrice dell’Ausl”.
Sulla vicenda interviene anche Matteo Rancan, segretario della Lega Emilia: “Il silenzio della Regione è assordante. Di fronte a un tale livello di allarme, anche interno, serve un cambio di passo immediato: i cittadini non devono pagare gli errori di una gestione che oggi perfino chi la guida mette in discussione”.
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