Domenica la Giornata mondiale contro l’Aids, nel 2023 a Piacenza nove diagnosi nuove

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Informazione e prevenzione sono strumenti fondamentali nella lotta all’Hiv. In Emilia-Romagna negli ultimi 18 anni, tra il 2006 e il 2023, le nuove diagnosi di infezione da Hiv tra i residenti sono diminuite di oltre il 40%, passando da 368 a 220: segno che le azioni di sensibilizzazione funzionano, insieme alle tante iniziative realizzate ogni anno in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids, che si celebra domenica 1^ dicembre.

I dati per provincia

Nel 2023 le nuove diagnosi di Hiv sono state 51 in provincia di Bologna (con un’incidenza di 5 casi ogni 100mila abitanti); 33 in provincia di Parma (7,3 casi); 32 a Modena (incidenza di 4,5); 31 a Reggio Emilia (5,9); 23 a Ravenna (5,9); 17 a Rimini (5); 13 a Ferrara (3,8); 11 nella provincia di Forlì-Cesena (2,8) e 9 a Piacenza (3,1).

Considerando il periodo 2006-2023, le provincie con una maggiore incidenza sono Rimini (8,7 casi ogni 100mila abitanti, con 514 nuove diagnosi complessive in 18 anni) e Parma (8,5, con 678 nuove diagnosi); a seguire Ravenna (7,4 con 516 casi); Forlì-Cesena (6,8 con 479 casi); Bologna (6,6 casi ogni 100mila abitanti, per un totale di 1.178 nuove diagnosi in 18 anni); Reggio Emilia (6,3 per 593 diagnosi); Modena (5,9 per 744 diagnosi complessive); Piacenza (5,8 con 299 casi di infezione complessivi); Ferrara (5,7 con 359 casi in 18 anni).

La campagna di sensibilizzazione

Anche nel 2024, dunque, la Regione Emilia-Romagna – assieme al Servizio sanitario regionale e a HelpAids e in collaborazione con ArcigayGruppo Trans APS e Plus Odv – promuove la campagna di sensibilizzazione e comunicazione “Il lato positivo” (https://www.helpaids.it/il-lato-positivo).

Con un messaggio importante: le persone con Hiv in terapia che hanno raggiunto una soppressione virale stabile non trasmettono l’infezione.

E con un duplice obiettivo: parlare del virus senza stereotipi o pregiudizi, contrastare lo stigma e sensibilizzare le persone sull’importanza di sottoporsi al test – semplice, gratuito e anonimo – che permette, in caso di positività, di accedere tempestivamente a terapie efficaci e interrompere la trasmissione del virus.

Resta ancora elevata, infatti – il 56%, lo scorso anno – la percentuale di coloro che giungono a una diagnosi di infezione da virus dell’immunodeficienza umana (Human Immunodeficiency Virus o Hiv) in maniera tardiva. Persone, cioè, diagnosticate sieropositive con già la sindrome da immunodeficienza acquisita (Aids) o con un numero di linfociti CD4 – i globuli bianchi responsabili della risposta immunitaria dell’organismo – basso, inferiore a 350 cellule/mm (una persona sana ha un numero medio di CD4 che oscilla tra i 500 e i 1.200).

“La riduzione dell’incidenza dell’Hiv nel lungo periodo dimostra che le campagne di prevenzione sono importanti e funzionano- sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini– ma questo non significa che possiamo abbassare la guardia: ci sono ancora troppi stereotipi e pregiudizi da combattere quando si parla di Hiv e ancora molte persone scoprono di aver contratto il virus in maniera tardiva. In occasione della Giornata mondiale contro l’Aids, anche quest’anno come Regione, assieme al Servizio sanitario regionale e alle associazioni di volontariato, siamo impegnati su tutto il territorio per informare e sensibilizzare i cittadini, a partire dai più giovani, sull’importanza di sottoporsi regolarmente al test che, in caso di necessità, consente di ricevere una diagnosi precoce e cure tempestive. Informarsi, essere consapevoli, fare prevenzione- chiude Donini- significa tutelare noi stessi e gli altri”.

Le iniziative per la Giornata mondiale contro l’Aids

Test per l’Hiv gratuiti, punti informativi nelle scuole, escape room a tema con enigmi da risolvere su Hiv e Aids. Poi counselling sulle malattie trasmesse sessualmente, incontri con le associazioni, ospedali e ambulatori aperti. Sono alcune delle iniziative promosse, in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids, su tutto il territorio regionale dalle Aziende sanitarie e ospedaliere anche in collaborazione con associazioni, enti locali, istituti scolastici e farmacie.

Tanti i professionisti della sanità e i volontari coinvolti, con l’obiettivo di informare i cittadini sull’importanza della prevenzione e sui comportamenti corretti per ridurre il rischio di trasmissione dell’Hiv, contribuendo così a promuovere una cultura della salute e della consapevolezza (programma in allegato).

L’Hiv in Emilia-Romagna

In Emilia-Romagna, nel 2023, secondo i dati forniti dal Settore prevenzione collettiva e sanità pubblica della Regione, sono state registrate 220 nuove diagnosi di infezione da Hiv tra i residenti, con un’incidenza pari a 4,9 casi ogni 100mila abitanti. Un numero più alto rispetto alle 167 del 2022, a causa principalmente delle diagnosi tardive: oltre la metà dei nuovi casi, infatti, il 56%, riguarda persone che avevano contratto il virus da tempo (ovvero i Late Presenters o LP), e che al momento del test avevano già un numero di linfociti CD4 basso.

Si conferma un complessivo calo, dal 2006 al 2023, invece, del numero di nuovi casi di infezione registrati: negli ultimi 18 anni, infatti, le diagnosi di Hiv sono diminuite di oltre il 40%. 

Nell’intero periodo considerato, le persone sieropositive diagnosticate sono prevalentemente di sesso maschile (74%), nella fascia di età 30-39 anni (30%) e di nazionalità italiana (67%). La modalità di trasmissione principale risulta essere, nell’87% dei casi, quella sessuale (51% eterosessuale e 36% omo-bisessuale); si registrano valori pressoché identici per il 2023 (51% eterosessuale e 37% omo-bisessuale). In quasi un quinto dei casi (18%) di sesso femminile, la sieropositività è stata scoperta in corso di gravidanza; in genere si tratta di donne straniere (84%).

L’incidenza per classi di età mostra come le classi più colpite siano quelle tra i 20 e 49 anni: il fenomeno è appena rilevabile per i giovani sotto i 20 anni e di minor impatto negli ultracinquantenni. Le persone straniere con diagnosi di infezione da Hiv rappresentano un terzo (33%) del totale: sono sensibilmente più giovani rispetto agli italiani e prevalentemente di sesso femminile. L’incidenza degli stranieri presenta un andamento costantemente più alto rispetto a quello degli italiani, anche se la differenza si è ridotta nel tempo.

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