Evitare lo spreco di cibo, chef Iaccarino: “E’ una questione di cultura, ne giovano l’ambiente e le nostre finanze” – AUDIO

“E’ questione di difendere l’ambiente, per poter sperare in un futuro migliore. Dobbiamo essere responsabili in ogni nostra attività giornaliera: dalla qualità del cibo, alla sostenibilità dei rifiuti, all’organizzazione delle città. Vivere in ambienti sani, con cibo sano”. Ne è convinto il celebre chef Alfonso Iaccarino, titolare del Don Alfonso 1890, leggendario ristorante situato a Sant’Agata sui Due Golfi, in uno degli scorci più suggestivi e magici di Napoli.

Iaccarino è stato ospite speciale dell’incontro “I volti del contrasto allo spreco nella ristorazione sostenibile”, organizzato all’università Cattolica nel contesto della giornata mondiale contro lo spreco alimentare.

L’iniziativa si pone nel solco dell’impegno della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore nell’ambito della sostenibilità nella filiera agro-alimentare attraverso le scienze tecnologiche alimentari e gastronomiche.

Impegno che si esprime sia nella attività di didattica attraverso il Master universitario di primo livello in Food & Beverage: gestione e sostenibilità dei servizi di ristorazione sia nell’attività di ricerca, nei diversi progetti che vedono, a diverso titolo, la sede piacentina attivamente coinvolta.

In occasione del convegno citato, per lui è stato organizzato un tour nelle nostre colline per conoscere le eccellenze culinarie che sanno esprimere. Ha iniziato domenica sera con la cena presso l’Osteria Zia Valentina di Morfasso mentre il giorno successivo ha visitato il salumificio Capitelli a Borgonovo nonché alcuni produttori di vino delle vallate piacentine.  A pranzo ha fatto tappa a La Palta di Bilegno per conoscere la chef Isa Mazzocchi, eletta lo scorso anno Chef donna 2021. Nel pomeriggio di lunedì spazio ad una visita al borgo di Castell’Arquato con degustazione finale presso il ristorante Faccini con la presenza dei rappresentanti dei vari consorzi dei produttori piacentini.

Per evitare lo spreco dobbiamo acculturare le persone. Pensiamo a quando parliamo di grandi consumi, basta guardare certe pubblicità che promuovono tipologie di cibi che io personalmente non condivido: dobbiamo cominciare da qui, permettere alle persone di conoscere un po’ le regole fondamentali”, spiega Iaccarino.

E si parla di regole molto semplici, che spesso però ci dimentichiamo di applicare.

“Oggi cuciniamo pasta e fagioli e mi restano dei fagioli inutilizzati? Li mangio alla sera, nell’insalata. Abbiamo delle uova che stanno per scadere? Facciamo una bella frittata. Si possono ottenere risultati soddisfacenti e inoltre ne va della nostra economia. Un altro esempio. Oggi spendiamo tantissimi soldi per acquistare mangimi per i nostri animali domestici: ma una volta ai nostri animali si davano gli avanzi, come patate o pane. Dovremmo fare un passo indietro, anzi magari anche due!”.

Iaccarino ha girato il mondo, è questo il modo migliore per crescere e maturare.

“Per me girare il mondo è stata la mia università, confrontarmi con tutti i popoli del mondo, prenderne pregi e difetti senza mai essere critici, ma cercando sempre di conoscere quello che loro sanno in più di noi. Ho sempre consigliato ai giovani di allontanarsi dal proprio habitat per poi ritornarci con quelle esperienze per migliorare lungo il cammino della vita”.

Il cibo Made in Italy viene esportato all’estero e spesso subisce le influenze dei posti in cui approda? Lei è un purista oppure vede di buon occhio queste influenze?

“Le influenze ci sono, anzi, in ogni posto in cui vai devi essere in grado di valorizzare le cose che gli altri sanno meglio di noi, perché in ogni posto c’è sempre qualcosa di speciale. Allo stesso tempo però ci sono tradizioni come l’olio extravergine d’oliva, le paste, i risotti, tutto ciò che fa parte della nostra storia, che credo si debba far conoscere nella maniera più idonea e professionale possibile in modo che possa diventare un traino per l’economia del nostro paese. Io ho sempre pensato che l’agricoltura artigianale sarà il lusso del futuro, il nostro petrolio”.

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