Norme discriminatorie che nulla hanno a che vedere con la tutela sanitaria: il green pass rappresenta solo una discriminazione che si sta facendo beffe della costituzione, creando disparità e problemi anche, e soprattutto, a chi lavora. E’ in sostanza questo lo spirito con cui un gruppo di avvocati piacentini ha deciso di scrivere all’Ordine locale per chiedere una presa di posizione decisa contro il certificato verde. In particolare, quaranta avvocati hanno espresso le proprie perplessità ed evidenziato le incongruenze del decreto in una lettera. Tutto parte dal decreto che entrerà in vigore il prossimo 15 febbraio, in base al quale le persone over 50 dovranno essere vaccinate per poter accedere al posto di lavoro. In questa categoria rientrano anche gli avvocati: i legali con più di 50 anni non potranno accedere al tribunale se non mostreranno la carta verde. Ma questo non è tollerabile secondo i promotori della mobilitazione, innanzitutto perché il tribunale NON è il posto di lavoro degli avvocati. Inoltre a Piacenza è stato introdotto un decreto che inasprisce ulteriormente le regole nazionali. Abbiamo chiesto di spiegare la situazione a Rosarita Mannina, di fatto portavoce di questo gruppo.
Il decreto “piacentino”
“In gennaio è uscito un decreto che regolamenta l’ingresso nei pubblici uffici e questo decreto distingue tre tipologie di utenti degli uffici giudiziari. Magistrati e dipendenti del Ministero di Grazia e Giustizia entrano col green basico, gli avvocati col green pass basico e gli avvocati over 50 dal 15 febbraio potranno entrare col green pass rafforzato. Gli utenti (le parti, consulenti delle parti e testimoni) non devono mostrare nulla. Contestualmente esce una circolare interna del presidente del tribunale della Procura di Piacenza che ricalcando una circolare della Procura generale di Bologna decreta che l’ingresso negli uffici giudiziari è consentito solo col green pass basico per gli under 50 e dal 15 febbraio col green pass rafforzato per gli over 50. E questo va oltre la legge: perché anche coloro che devono presentare una denuncia, o comunque sono semplici utenti, devono presentare il green pass quando invece secondo la legge nazionale non lo devono fare. Ed è quello che è accaduto alcuni giorni fa quando alcune persone che dovevano presentare una denuncia non sono state fatte entrare in procura perché senza green pass. Per questo motivo un gruppo di avvocati piacentini, tra cui me, ha mandato una lettera al presidente del locale ordine sottolineando alcune incongruenze e assurdità”.
Il decreto nazionale
“Innanzitutto, se il tribunale è un luogo dove è necessario applicare una tutela sanitaria, non si capisce perché ci debbano essere tre diverse e differenziate condizioni. In sostanza, se davvero c’è una necessità sanitaria non si capisce questa disparità di trattamento”.
“Secondariamente per un avvocato il tribunale non è il luogo di lavoro: il luogo di lavoro, per un avvocato, è il proprio studio. Quindi se i nostri assistiti possono entrare senza green pass, non si capisce perché gli avvocati debbano avere il green pass, addirittura rafforzato per gli over 50”.
“Essendo giuristi non possiamo non rappresentare il disagio di un gruppo di avvocati penalizzati da questa situazione. Addirittura alcuni colleghi di altre città hanno iniziato scioperi della fame per protestare contro questa situazione. La Repubblica Italiana è fondata sul lavoro? No, sembra piuttosto che la Repubblica Italiana sia fondata sul green pass. Purtroppo discriminare le persone in base al possesso o meno del green pass sta diventando la normalità, ma normale non è. Ormai anche gli esperti e i virologi lo riconoscono: il green pass non è uno strumento di politica sanitaria. Inoltre, ormai è provato che anche coloro che hanno il green pass non sono immunizzati, e questo non è complottismo, è scientificamente dimostrato. Noi non critichiamo chi si è vaccinato, è giusto che ognuno faccia le proprie scelte: a noi interessano i principi costituzionali e non è più tollerabile che in questo paese si vada oltre i principi costituzionali. Gli articoli 1, 3, 16, 32, 24, stiamo andando oltre e il nostro è un grido di allarme, da parte di avvocati che stanno subendo discriminazioni, sospensioni dal lavoro. Io sono in contatto con molti colleghi che hanno deciso di fare gruppo e anche a Piacenza abbiamo creato un gruppo per affiancare i cittadini in questo compito arduo di tutela legale e giudiziaria”.
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