Questa mattina, martedì 4 novembre, anche Piacenza ha celebrato la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. Alle 9.45, in piazzetta Mercanti, sono stati resi gli onori ai Caduti, a seguire è stata celebrata la messa nella basilica di San Francesco.
In apertura è stato letto il messaggio del Ministro della Difesa, Guido Crosetto.
“Viviamo, oggi, tempi complessi, in cui la pace non è più scontata. Le guerre del XXI secolo, infatti, non si combattono solo sul terreno. Si combattono nello spazio, nel cyberspazio, nella dimensione cognitiva, attraverso una guerra ibrida e invisibile che si gioca sui dati, sull’informazione, sulle percezioni. Per questo il vostro lavoro, donne e uomini della Difesa, militari e civili, è così importante”.
“La Difesa lega territori e generazioni, collega città e borghi, accorcia le distanze tra la periferia e il cuore dello Stato. Unisce perchè costruisce fiducia: tra istituzioni e cittadini, tra cittadini stessi, tra chi opera nei reparti e chi riceve la protezione dello Stato. Fiducia che nasce dal senso di responsabilità, dalla coerenza tra parole e azioni, dalla capacità di proteggere senza compromettere etica, rispetto e dignità”.
Le parole del generale Raffaele Campus
“Io questa mattina ho preferito parlare ai ragazzi che sono intervenuti perché mi sembrava fondamentale rivolgermi a loro”. commenta il generale Raffaele Campus.
“Era giusto dare loro subito un’indicazione del significato più profondo di quello che può significare questo festeggiare le forze armate e festeggiare l’unità d’Italia. Soprattutto sensibilizzarli su determinati aspetti invece che sugli aspetti di conaca, perché gli aspetti di conaca vengono romanzati se non moltiplicati dai media. Viceversa l’aspetto psicologico, questo fatto del militare che si sacrifica, questo del fatto che tutti quanti dobbiamo sentirci, anche se non siamo militari, con un dovere nei confronti della nostra nazione: ecco, questo è un discorso molto più importante secondo me che quello di affrontare il singolo problema”.
“Il singolo problema lo affronta poi chi di dovere al momento in cui si verifica, però sta venendo meno questo legame con la nazione. Dal 2000, quindi sono 25 anni, i militari di leva non ci sono più e quindi nessuno più fa, tranne i volontari, un giuramento di fedeltà alla nazione. E questa è una cosa molto importante. Mentre prima tutti quanti, o perlomeno la maggior parte, giuravano di difendere la Costituzione, di difendere le nostre leggi e quindi sapevano per chi dovevano muoversi, per chi dovevano sacrificarsi e eventualmente anche per chi dovevano combattere”.



























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