Verso la riforma dei pronto soccorso, primo incontro in Ausl tra duecento professionisti: “Pronti a contestualizzare il percorso a livello locale”

Prosegue il percorso di potenziamento della rete territoriale e del sistema di Emergenza urgenza che coinvolge l’intera regione Emilia-Romagna e che sta trovando declinazione nei diversi territori.
Nei giorni scorsi oltre 200 professionisti dell’Azienda Usl di Piacenza si sono riuniti, in presenza e da remoto, per un utile confronto su come contestualizzare il percorso a livello locale. “Quello di oggi – ha specificato in apertura il direttore sanitario Andrea Magnacavallo – è solo il primo di una serie di incontri, attraverso i quali si entrerà nella fase operativa con il coinvolgimento di tante e diverse figure”.

Il modello organizzativo di riforma della rete territoriale e del sistema di Emergenza urgenza che l’Emilia-Romagna sta costruendo – ha aggiunto Fabia Franchi, direttore dell’Assistenza territoriale della Regione, intervenuta a Piacenza  – è guardato con interesse a livello nazionale, perché i problemi affrontati sono comuni e pressanti per tutto il sistema.

“Oggi non esistono più le suddivisioni tra ospedale e territorio – ha aggiunto Mattia Altini, direttore dell’Assistenza ospedaliera Emilia-Romagna – ma solo percorsi che hanno il paziente al centro. Ogni territorio è quindi chiamato a rendere il più sartoriale possibile il modello definito a livello regionale”.
“Si tratta di una proposta organica e coraggiosa – ha evidenziato Paola Bardasi, direttore generale dell’Ausl di Piacenza – e siamo convinti che solo attraverso il dibattito e il confronto interno possiamo migliorare e personalizzare i contenuti della riforma”.

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Tre i principi su cui l’Azienda sta lavorando: il potenziamento dell’Emergenza urgenza pre ospedaliera 118; l’istituzione del Numero europeo armonizzato NEA e delle centrali 116117 e la creazione dei Centri di emergenza (CAU) territoriali.

Per quanto riguarda la Rete emergenza urgenza, l’attuale modello non necessita cambiamenti: il territorio è organizzato con una auto medica e due auto infermieristiche H24, con altre due mezzi infermieristici ha 12 e 27 mezzi  del volontariato Anpas e Croce Rossa per  un totale di 3.233 ore settimanali.

Sulla Continuità assistenziale, più nota come ex Guardia medica, ci sono invece dati che impongono una riflessione su come sia cambiata l’attività: solo il 6% degli interventi viene fatto a domicilio, mentre il 58% è fornito come consulenza telefonica e il 36% in ambulatorio: “L’attività è cambiata – ha rimarcato il direttore Bardasi”.

Altro tema è quello della mancanza di specialisti nell’area medica dell’Emergenza urgenza: a Piacenza, dal 2018, il sistema ne ha persi 18. A questa scarsità di risorse si contrappone, invece, un sovraffollamento del Pronto soccorso hub e un elevato numero di accessi impropri. Il 67 per cento di persone si presenta infatti con codici bianchi e verdi che potrebbero trovare soluzioni in altri contesti assistenziali.
L’ipotesi di sviluppo è quindi quella di separare i bisogni dell’emergenza, tempo-dipendente e complessa, da bisogni urgenti. Lo si potrà fare creando di setting adeguati per dare risposte differenziate e più tempestive ai differenti bisogni, senza metterli in discussione.

Già quest’anno si prevede la costituzione di una centrale unica con un medico per consulenze telefoniche e orientamento dell’utenza, come anticipazione Centrale Operativa 116117. Tra i sette Cau previsti dall’Azienda, entro il 2023 partiranno quello di Podenzano e quello cittadino, che proseguirà l’esperienza dell’ambulatorio a bassa complessità già avviato in Pronto soccorso. Seguiranno poi, nel 2024, l’attivazione dei Cau a Castel San Giovanni e Fiorenzuola e, nel 2026, a San Nicolò e ancora a Piacenza.

Nei Centri assistenza urgenza si potranno trattare i codici bianchi e verdi. In provincia saranno mantenute, come già approvato dalla Conferenza sociosanitaria territoriale, le postazioni di Guardia medica di Ottone, Ferriere e Morfasso, che saranno però sgravate dalla parte di consulenza telefonica, assorbita dalla centrale unica. Il valore aggiunto dei Cau sarà quello della tecnologia che consentirà di fare in loco accertamenti diagnostici utili a inquadrare i bisogni del paziente a dare risposte più efficaci ai suoi bisogni di salute. Un aspetto molto importante sul quale ha insistito il direttore Bardasi è la formazione dedicata, che permetterà ai professionisti di acquisire competenze per lavorare al meglio nei Cau.

Dopo l’illustrazione della direzione, nel Salone degli Arazzi della Galleria Alberoni – che ha ospitato il confronto – si sono alternate le voci di diversi professionisti dell’Azienda, nonché rappresentanti dei medici di famiglia e degli ordini professionali moderate da Anna Maria Andena. Tra gli altri, sono stati evidenziati gli esempi del Punto di primo intervento di Bobbio (descritto da Antonio Manucra) e dell’ambulatorio a bassa complessità del Pronto soccorso (citato da Andrea Vercelli) come esempi embrionali e precursori dei principi che hanno trovato applicazione nella riforma.

Maurice Kotto, medico di famiglia, ha portato poi la sua esperienza all’interno del Pronto soccorso, evidenziando due aspetti fondamentali che caratterizzeranno i Cau: “La possibilità per noi di lavorare con altri colleghi senior e il completamento dell’iter diagnostico. Inoltre, il percorso formativo sarà un grande vantaggio”. “I Cau non sostituiranno il Pronto soccorso né il medico di famiglia né, sic et simpliciter, la Continuità assistenziale – ha aggiunto Giovanni Maria Centenaro (FIMMG) – ma saranno in capo alle Cure primarie e dovranno essere una promanazione del medico di famiglia e dovranno assorbire i codici bianchi e verdi. È essenziale rafforzare il ruolo e le funzioni del territorio”.

Molti degli intervenuti hanno ribadito la disponibilità dei diversi professionisti (non solo medici ma anche infermieri e altre figure sanitarie) a contribuire in modo attivo a declinare nel migliore dei modi la riorganizzazione per potenziare la sanità piacentina, superando le difficoltà attuali che il sistema attraversa.

L’incontro di è quindi concluso con la volontà congiunta da parte di tutti a partecipare alla realizzazione di un modello ad hoc per questo territorio, da attivare insieme a tutte le diverse figure sanitarie, per “dare risposte sempre più appropriate ai bisogni del cittadino, senza metterli in discussione”.

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